Donne, Diritto e Intelligenza Artificiale: Profili Evolutivi e Trasformativi della Realtà Digitale
Il digital gender gap resta una barriera per donne e tecnologia: in Italia il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d’Europa e la presenza nelle discipline STEM e nell’IA rimane limitata. Per ridurre disuguaglianze servono inclusione nei team, formazione, monitoraggio dei bias e più opportunità educative per le nuove generazioni.
Andrea Stazi
3/5/20255 min read
I. Donne e Digital Gender Gap
Le donne sono in ritardo rispetto agli uomini nell’uso efficace della tecnologia poiché tale capacità interagisce con altre dimensioni di discriminazione, come lacune di istruzione, competenze digitali e limiti all’autonomia. L’accelerazione del cambiamento tecnologico aumenta il rischio di consolidare ulteriormente queste disuguaglianze.
Il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum posiziona l’Italia all’87 posto in termini di parità di genere su 146 paesi analizzati, perdendo ben 8 posizioni rispetto al 2023, e ad ampia distanza rispetto ai Paesi Europei che occupano le posizioni più alte delle classifica (Islanda 1°, Finlandia 2° Norvegia 3° Svezia 5°, Germania 7°, Irlanda 9°, Spagna 10°, Belgio 12°, UK 14°, Francia 22°, Olanda 28°…)
A differenza di quanto avvenuto negli altri Paesi europei, dal 2008 in Italia e specialmente al Sud la struttura occupazionale femminile ha subito un declassamento delle qualifiche professionali. Attualmente le regioni meridionali presentano il tasso più basso di occupazione femminile in confronto all’Europa (media UE 72,5): Campania (31%), Puglia (32%) e Sicilia (31%). Le restanti regioni del Centro- Nord si avvicinano alla media europea, ma restano lontane dal benchmark dei Paesi scandinavi e della Germania. Questo fenomeno, è la conseguenza di un sistema welfare debole, di scarsi incentivi per l’occupazione femminile verso i settori più produttivi e di assenza di infrastrutture sociali.
Durante la 67a sessione della Commission on the Status of Women del maggio del 2023, Sima Bahous, Executive Director di UN Women ha affermato “Digital rights are women’s rights” e che non potremo raggiungere la parità di genere e avere una ripresa economica sostenibile a lungo termine senza prima colmare il Digital Gender Gap, il divario digitale di genere, diventato sempre di più un problema cruciale.
È importante che le donne siano consapevoli che le competenze digitali sono un potente strumento di empowerment femminile. La vera opportunità del digitale offerta alle donne è rappresentata dall’acquisizione di competenze specifiche nel settore che le metterebbero in grado di essere le artefici della trasformazione in atto. È indispensabile creare le condizioni per diffondere un’alfabetizzazione digitale necessaria per vivere in un mondo che è in continua innovazione e saperne trarre i benefici senza correre il rischio di rimanerne escluse.
II. Donne, scienza, STEM e IA
La storia della scienza contemporanea è afflitta da un sistematico pregiudizio di genere, troppo spesso non viene dato il giusto credito al ruolo femminile nelle grandi rivoluzioni scientifiche. Per anni le donne nella ricerca hanno lavorato nell’ombra dando credito della loro ricerca a degli uomini. Questo è conosciuto come “effetto Matilda” dal nome di una suffragetta che per prima descrisse tale discriminazione.
Ciò, nonostante sia stata una donna nata nel 1815, Ada Byron Lovelace, matematica, ad essere considerata la madre dell’informatica moderna per aver fatto il primo algoritmo elaborabile da una macchina. Le donne hanno dato un grande contributo all’innovazione ma restano sottorappresentate nelle materie scientifiche.
Negli ultimi anni, la partecipazione femminile nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) ha registrato un incremento significativo. Secondo un rapporto del World Economic Forum, la presenza di donne con competenze STEM è aumentata dal 24,4% al 27,1% in meno di un decennio.
Nonostante questi progressi, le donne continuano a essere sottorappresentate in questi settori, costituendo solo il 28,2% della forza lavoro STEM, rispetto al 47,3% registrato negli altri settori.
In Italia solo il 16,5% delle ragazze si laurea nelle materie STEM contro il 37% degli uomini, solo il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici a fronte del 42% dei maschi e le donne laureate in tecnologie ICT-Information Communications Technology sono 1,7%, rispetto all’8,2% ai maschi. Proprio per questo le donne non hanno le stesse opportunità di accedere a lavori più innovativi, soprattutto quelli del futuro, aumentando sempre di più il divario di genere, un gap che nasce già nei primi anni di scuola e prosegue nel mondo del lavoro.
Secondo una ricerca dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), anche il settore dell’IA presenta delle disparità importanti nella parità di genere che sono in parte anche correlate ai dati sulla parità di genere nell’ambito STEM. In Europa e nel Regno Unito (si veda quanto riportato in EIGE), solo il 16% delle persone che lavorano nel campo IA sono donne e solo il 12% ha più di 10 anni di esperienza. Questo dato si ripresenta anche in Italia, dove le donne ricoprono solo il 16% dei posti di lavoro dell’IA.
Il Gender Equality Index rivela che le donne non sono sufficientemente presenti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e di piattaforme tecnologiche. ll risultato di questa diseguaglianza di genere si ha nei prodotti e nei servizi realizzati dalle aziende high-tech, dove i codici delle soluzioni di IA più ampiamente utilizzate, scritti con una visione prevalentemente maschile, portano dei bias sulle analisi dei dati alla base degli algoritmi adottati.
Dovrebbero essere proprio le donne che operano nel settore a essere sensibili a questi aspetti discriminatori sia come sviluppatrici che utilizzatrici di soluzioni di IA. La reale partecipazione delle donne all’industria dell’IA e il loro contributo nel renderla più inclusiva e meno soggetta a “bias” cognitivi e pregiudizi è un aspetto è un aspetto cruciale del problema.
Il rapporto dell’UNESCO “The Effects of AI on the Working Lives of Women”, pubblicato nel 2022, indica che solo il 18% dei ruoli esecutivi e di leadership nelle maggiori start up di IA mondiali è ricoperto da donne. E questi aspetti di non parità sono presenti anche in ambito accademico dove ci si attenderebbe una mentalità più aperta e innovativa, infatti i dati OECD.AI del 2020 riportano come solo il 14% degli autrici di articoli accademici sull’IA erano donne. Il Gender Gap riguarda anche il settore della Digital Health dove la ridotta rappresentatività del pubblico femminile nei campioni sui quali algoritmi di machine learning vengono istruiti può portare a problemi ad esempio nella telemedicina e nelle app per la salute.
L’intelligenza artificiale rappresenta una delle frontiere più promettenti e in rapida evoluzione all’interno delle discipline STEM: ma quale sarà il suo impatto sulla parità di genere in questo ambito?
L’IA può contribuire a creare ambienti di lavoro più inclusivi. Strumenti basati sull’IA possono essere utilizzati per identificare e mitigare i bias di genere nei processi di selezione del personale, promuovendo una maggiore equità nelle assunzioni e nelle promozioni.
Tuttavia, è fondamentale che questi strumenti siano progettati e implementati con attenzione per evitare che riproducano o amplifichino pregiudizi esistenti.
III. Strategie per l’inclusione
Per garantire che l’Intelligenza Artificiale contribuisca a ridurre le disuguaglianze di genere e a favorire l’inclusione, è essenziale adottare strategie mirate.
1. Diversificazione dei team di sviluppo
Coinvolgere più donne e persone provenienti da background diversi nei team che progettano e sviluppano sistemi di IA può aiutare a identificare e correggere potenziali bias. La diversità nelle squadre di lavoro è fondamentale per creare soluzioni più inclusive e rappresentative.
2. Formazione e sensibilizzazione
Educare i professionisti del settore sulle questioni legate ai bias di genere e alla discriminazione è cruciale per promuovere una cultura aziendale più inclusiva. Programmi di formazione specifici possono aiutare a riconoscere e affrontare i pregiudizi inconsci che possono influenzare lo sviluppo e l’implementazione dell’IA.
3. Valutazione e monitoraggio degli algoritmi
Implementare processi di audit regolari per valutare l’equità e l’imparzialità degli algoritmi di IA è fondamentale. Questo include l’analisi dei dati utilizzati per l’addestramento e la verifica dei risultati prodotti dagli algoritmi per identificare e correggere eventuali bias.
4. Promozione dell’educazione STEM per le donne
Incoraggiare le ragazze e le giovani donne a intraprendere studi nelle discipline STEM è essenziale per aumentare la rappresentanza femminile nel settore tecnologico. Borse di studio, programmi di mentoring e iniziative educative possono svolgere un ruolo chiave in questo processo.
È giunto il momento di assicurare che i genitori e i formatori, e quindi le ragazze e le donne, sviluppino consapevolezza, e quindi abilità e fiducia, per avere successo nelle scienze e nelle tecnologie.
Anche portando ad esempio le tante donne che lavorano o hanno lavorato in ambiti scientifici o tecnologici raggiungendo grandi traguardi. In tal senso, mi viene da pensare alle brillanti colleghe in ambito STEM delle Università del Gruppo Multiversity che di recente hanno vinto 3 PRIN del MUR. E’ solo un esempio, tra molti, nella giusta direzione.